Maratea, 13 maggio 2023 -Siamo in un luogo simbolico della Basilicata e delle sue virtù. Essere qui a portare testimonianza istituzionale e cercare di arricchire il dibattito sul valore straordinario di un percorso ormai avviato di riscoperta delle radici di tanti lucani che vivono lontano ma che non vogliono assolutamente perdere il valore delle proprie origini è per me un onore.
Ho avuto l’occasione di partecipare qualche settimana fa alla tappa svizzera del ‘Festival delle Spartenze’ organizzato dall’Associazione regionale Famiglia lucana a Winterthur.
Ed è stata una bellissima esperienza dove ho potuto toccare con mano l’importanza delle comunità all’estero dei lucani. Realtà dinamiche che sono portatrici di una grande testimonianza di valori, di identità e di appartenenza nonostante siano a centinaia e a migliaia di chilometri dalla nostra meravigliosa Basilicata.
Ho compreso ancora di più quanto sia importante per la politica, e in particolare le istituzioni lucane, svolgere quella funzione di raccordo e di recupero della nostra identità soprattutto quando essa è sentita come patrimonio da tramandare e da conservare fuori dal nostro Paese.
Iniziative come quella di oggi e come quella che si svolgerà il prossimo 22 maggio a Potenza, organizzata dal Centro studi internazionali ‘Lucani nel mondo’ proiettato verso ‘l’anno del turismo delle radici’ sono fondamentali perché si pongono come punto avanzato di quel sentimento di appartenenza, ma anche di costruzione di nuove opportunità di crescita congiunta che da anni viene portato avanti dall’Associazione dei lucani nel Mondo e dalle varie federazioni nazionali.
Io credo, e questo è un elemento che ci deve proiettare non più solo con lo sguardo rivolto al passato quando parliamo di emigrazione dei lucani verso altre regioni e altre nazioni, che i lucani nel mondo siano una grande opportunità da cogliere in tutti i suoi aspetti. Si tende infatti troppo spesso a immaginare, quando si parla di emigrazione a storie, di dolore e di nostalgia.
E invece io a Winterthur, e sono certo sia così nelle altre decine di posti dove esistono comunità dinamiche lucane, ho trovato gioia. Felicità sui volti dei tantissimi ragazzi che nonostante siano nati a centinaia di chilometri da qui si sentono ancora lucani e vivono la loro discendenza con orgoglio e con ricchezza di chi ha due bagagli culturali nel proprio Dna.
Esiste quindi una lucanità che si nutre di tante storie di successo, di emancipazione, di piena integrazione.
E questo ci offre la possibilità di fare sistema. Tanto più oggi che viviamo un’epoca in cui le distanze si sono accorciate e in cui la comunicazione ci consente di essere connessi e presenti anche a migliaia di chilometri, sfruttando possibilità di mettere a valore quel patrimonio in tanti settori e in tante maniere.
E’ ovvio che il tutto non si può consumare solo in cerimonie e manifestazioni spot. C’è da fare un grande lavoro per andare oltre e capire anche il tempo che viviamo.
Non è un periodo semplice: veniamo da anni di crisi economiche a cui si è aggiunto quel drammatico evento della pandemia da Covid 19 che ha complicato la ripresa che pure in qualche maniera si era avviata.
La nostra Regione e il Mezzogiorno d’Italia in particolare fanno fatica e in tutto questo ha ripreso forza il fenomeno dello spopolamento e dell’emigrazione giovanile.
Ma non siamo più nel 1900. Oggi anche il fenomeno dell’emigrazione dei cosiddetti cervelli può diventare una opportunità. I nostri giovani partono non solo per ‘necessità’ come accadeva nel secolo scorso. Oggi partono per il gusto si viaggiare e confrontarsi con altre realtà. Partono perché vogliono accrescere le proprie conoscenze. Ma lo fanno con in tasca il cellulare con il quale non si staccano mai dalle loro famiglie, dai loro amici e dai luoghi in cui sono nati e cresciuti.
E per esperienza diretta, anche io ho studiato e mi sono laureato vivendo per alcuni anni non in Basilicata, dico che molti che partono hanno poi grande desiderio di tornare nella propria terra per mettere a frutto le conoscenze acquisite.
E sono proprio questi i processi che noi come istituzione dobbiamo sfruttare.
L’auspicio è che si riesca a creare qui da noi le condizioni per essere accoglienti non solo come terra per il ‘turismo di ritorno’ (che pure è una straordinaria iniziativa) ma come luogo in cui i giovani professionisti possano tornare per valorizzare la loro dimensione lavorativa e professionale e allo stesso tempo arricchire la Basilicata con le loro nuove conoscenze che non avrebbero potuto acquisire in Basilicata.
Questa secondo me dovrebbe essere la missione principale che tutti noi amministratori, politici e rappresentanti delle istituzioni dovremmo tenere in mente.
Uno sforzo quindi va fatto per capire cosa può essere offerto ai giovani che vogliono tornare o venire a vivere in Italia, intercettando finanziamenti per l’attrazione dei nostri talenti emigrati all’estero in modo a recuperare le competenze e le intelligenze trasferitesi all’estero e di cui l’Italia non dovrebbe più privarsi.