A un mese dalle celebrazioni per i trent’anni dalla nascita dell’Università degli Studi della Basilicata bene fa il rettore, Mauro Fiorentino, sulla stampa, a sottolineare l’esigenza di farsi carico della consapevolezze di un tempo che sta cambiando e non di bilanci interpretando il contesto in cui orientarsi e ripartire con più slancio.
Molto di buono è stato fatto in questi trent’anni ma tanto altro si può fare puntando, a mio avviso, all’integrazione dei disabili e dell’ateneo con il suo territorio.
L’Università degli Studi della Basilicata può assumere in maniera trasparente e responsabile un chiaro impegno nei confronti degli studenti e delle studentesse con disabilità facendo diventare il polo universitario un punto di eccellenza e di riferimento per chi ha delle inabilità. Da qui l’istituzione di corsi di laurea con tecnologie all'avanguardia per tutti i portatori di disabilità non solo lucani ma provenienti da qualsiasi regione d’Italia e fuori confine. In questo mondo si creerebbe un indotto di servizi coinvolgendo tutte le realtà associative sul territorio che da anni e volontariamente si occupano di questi temi. Infine, strategico sarebbe delocalizzare le attività e parte delle strutture dell'ateneo in luoghi di forte identità come il centro storico di Potenza o altri centri della regione riabilitando edifici, di importanza storica, ormai dismessi. L'obiettivo è quello di promuovere lezioni, incontri, laboratori e performance per sensibilizzare e rimettere in circolo la vitalità dell'Unibas recuperando, così, il rapporto dell’università con la storia e l'assetto urbanistico delle città e il suo territorio.
Infine una delle leve su cui puntare, per la valorizzazione delle risorse e il rilancio della nostra regione e del Sud, è senz’altro l’Università che guarda alla sponda sud del Mediterraneo creando un ponte di ricerca, formazione e tradizione di culture simili vitali per dare nuova linfa al futuro degli atenei.
L’Università degli Studi della Basilicata può assumere in maniera trasparente e responsabile un chiaro impegno nei confronti degli studenti e delle studentesse con disabilità facendo diventare il polo universitario un punto di eccellenza e di riferimento per chi ha delle inabilità. Da qui l’istituzione di corsi di laurea con tecnologie all'avanguardia per tutti i portatori di disabilità non solo lucani ma provenienti da qualsiasi regione d’Italia e fuori confine. In questo mondo si creerebbe un indotto di servizi coinvolgendo tutte le realtà associative sul territorio che da anni e volontariamente si occupano di questi temi. Infine, strategico sarebbe delocalizzare le attività e parte delle strutture dell'ateneo in luoghi di forte identità come il centro storico di Potenza o altri centri della regione riabilitando edifici, di importanza storica, ormai dismessi. L'obiettivo è quello di promuovere lezioni, incontri, laboratori e performance per sensibilizzare e rimettere in circolo la vitalità dell'Unibas recuperando, così, il rapporto dell’università con la storia e l'assetto urbanistico delle città e il suo territorio.
Infine una delle leve su cui puntare, per la valorizzazione delle risorse e il rilancio della nostra regione e del Sud, è senz’altro l’Università che guarda alla sponda sud del Mediterraneo creando un ponte di ricerca, formazione e tradizione di culture simili vitali per dare nuova linfa al futuro degli atenei.