La rigenerazione del Pd, il coinvolgimento della comunità democratiche, l’urgenza di tornare a dialogare con i cittadini e con i nostri elettori, le regole, il centrosinistra. Ne ho parlato in un’intervista con La Nuova del Sud che trovate in edicola oggi. Confrontiamoci nel merito delle questioni, senza troppi personalismi e con il giusto entusiasmo.

Il nostro lavoro per Matera con le comunità democratiche

Una città patrimonio culturale e meta ormai ambita e conosciuta da turisti di tutti e cinque i continenti. Matera da tempo è un luogo per la sua unicità e per il suo fascino che ha ammaliato chiunque l’abbia visitata. Il traguardo del 2019 è ormai prossimo, ma non è un punto di arrivo bensì un punto di partenza sia per la Capitale della Cultura europea che per l’intero territorio lucano e meridionale

La Regione Basilicata, insieme alle tante Comunità Democratiche che animano Matera, ha profuso ogni energia possibile per raggiungere ed ottenere la vittoria alla nomina di Capitale della Cultura europea un impegno che in questi anni si è intensificato nel mettere in campo politiche e azioni di natura immateriale che nel progettare uno sviluppo anche di infrastrutture materiali di differenti tipologie. L’ultima tra le decisioni importanti è stata la delibera con la quale si assegnano 16 milioni e mezzo di euro, rinveniente per intero dal Por Fesr 2014–2020, per interventi di rilevanza strategica su piazza della Visitazione per la realizzazione di un polo multimediale.

Un finanziamento certo sostanzioso ma che va oltre la mera dotazione finanziaria. Il buon governo e la lungimiranza che contraddistingue l’Amministrazione regionale si basa su una visione strategica della governance del territorio e dei beni artistici e culturali della Basilicata. Di certo — sostiene Polese — la sistemazione prevista per via Aldo Moro, piazza della Visitazione, piazza Matteotti, via don Minzoni, via Lucana (nel tratto da via Don Minzoni e via Roma), via Roma e via Ascanio Persio, è solo il primo tassello per una serie di opere infrastrutturali per una sempre maggiore valorizzazione di centro e aree periferiche e per la trasformazione di ‘ non luoghi’ in aree vivibili, verdi e possibili centri di aggregazione sociale. Tutti traguardi che si raggiungono quando vi è comunanza di visioni e sinergie tra le istituzioni e le tante comunità democratiche.

(Consiglio Regionale Basilicata)

La rigenerazione del Partito Democratico

La rigenerazione del Partito Democratico è la vera opportunità di questo congresso. Dagli incontri e dagli spunti offerti da migliaia d’iscritti e simpatizzanti è emersa la domanda forte della organizzazione sul territorio, sia di luoghi di partecipazione utili alla costruzione quotidiana delle politiche pubbliche, sia di spazi di confronto informato e acceso, aperti alla cittadinanza attiva.

È emerso che nonostante le criticità, grazie ai punti di forza, il PD offre ancora un luogo in cui questa rete è realizzabile. Non si può lasciare la partita del web e dei social media alle forze populiste, né immaginare di chiudere nelle mura delle vecchie sezioni un dibattito che necessità di una mobilitazione cognitiva e progettuale allo stesso tempo tematica e territoriale. Affermiamo questa idea di un partito dove il pluralismo sia un valore da sostenere, garantendo forme di democrazia, ritornando al partito non inteso come modello centralistico obsoleto del passato ma, al contrario, ripensare alla sua organizzazione solidaristica ed orizzontale.

Questa è la nostra proposta politica che offiamo alle comunità democratiche.

Il 3 dicembre il Partito Democratico della Basilicata avrà il suo Segretario ed è un atto di grande responsabilità per tutta la comunità democratica. Si apre un periodo di festa in cui finalmente ci potremmo confrontare sul merito, mantenendoci anche su posizioni diverse, ma dialogando su temi e proposte.

Oggi c’è un fatto inequivocabile: finisce il tempo del partito regione e si apre l’era del movimento delle comunità democratiche.

La mia idea è un partito che prova a dare risposte a quello che definisco il cerchio della politica, ossia le istanze del territorio, le politiche che si mettono in campo e le azioni che ne derivano, l’accountabilty ovvero il processo di valutazione di domanda e risposta, e infine su tutto quello che si è fatto con l’organizzazione del consenso. Voglio dare al Partito Democratico un approccio pragmatico e concreto perché le cose che contano sono quelle che si fanno. E non si può cercare la rottamazione purché sia, tanto meno pensare che tutto si risolva in un accordo tra blocchi di potere. C’è una idea, ci sono proposte e ne conseguono legittime ambizioni. Tutto questo è normale, è un processo in divenire, non la cristallizzazione di una immagine riflessa in uno specchio, la nostra, ma il trampolino per affacciarsi alla finestra e guardare il mondo che sta cambiando. Sarebbe un errore mortale non accorgersene o peggio pensare di reagire utilizzando modelli che sono retrò.

 
 

Ormai non ci distingue più il cosa, ma il come. Tutti siamo d’accordo su temi quali il lavoro, l’ambiente, la salute, la conoscenza, la democrazia nel Pd e fuori dal Pd. Il punto è il metodo. Ed è per questo che io penso che il primo punto su cui dobbiamo “rigenerare il partito democratico”, perché questa è un’opera di “rigenerazione”, sia proprio il metodo.

Ci vuole un patto chiaro tra generazioni diverse non solo dal punto di vista anagrafico ma anche sotto il profilo dell’esperienza istituzionale. Questo si traduce immaginando chi ci trasferirà l’esperienza con un passaggio del testimone, e chi dovrà avere invece l’obbligo di supportare e di contro la certezza di poter crescere. Ambisco ad un Pd a vocazione maggioritaria e immagino la costruzione di una nuova leadership collettiva in un campo larghissimo di forze progressiste dove un collante in più possa essere proprio il fattore generazionale, oltre che la comunanza di idee e principi e penso anche a chi oggi non è più nel Pd ma non è detto che non ci ritorni. Si chiama contendibilità di un partito e all’interno di un partito. Stiamo per celebrare un congresso fondativo dopo due anni di vacatio assoluta e totale di tutto ciò che attiene alla funzionalità di un partito e quindi alla democrazia.

Al patto delle generazioni si aggancia quello tra le città che devono prendersi per mano senza sciocchi campanilismi e abbracciare le periferie di questa regione. In un lavoro di rammendo, di mutuo sostegno, di costruzione di una identità senza steccati. Il vento della globalizzazione lo si affronta con la stabilità di una grande coesione interna accompagnata non da muri o recinti, ma dalla consapevolezza che possiamo offrire un contributo culturale di primo piano alla collettività nazionale.

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Mario Polese

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