• Renew Europe IV

Intervento su crisi energetica - Consiglio Regionale del 22 febbraio 2022

Raramente una riunione straordinaria del Consiglio regionale ha affrontato un tema così complesso come quello odierno al netto delle contingenze territoriali e delle varie emergenze sanitarie, occupazionali o istituzionali. Come da punto all’ordine del giorno oggi il Consiglio è chiamato a esprimersi sulla ‘grave situazione economica che investe famiglie ed imprese in merito all’aumento dei costi legati all’energia e alla potenzialità di risparmio relative al bonus edilizio’.

Il tema si è imposto già a livello nazionale tanto da avere assoluta centralità nel discorso di reinsediamento del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. E se è centrale a livello nazionale non può non esserlo in Basilicata, terra di petrolio e di energia dove la questione energetica da sempre è materia complicata e anche divisiva. Siamo in una situazione che va approcciata, a mio modo di vedere, in maniera diversa dal passato dove spesso il tema è stato oggetto di scontro e di strumentalizzazioni anche a fini politici e dove sono stati commessi anche degli errori. Molti dei quali, forse, inevitabili per mancanza di esperienza e per un intreccio di interessi che, al netto della centralità regionale e degli interessi locali tra cui non ultimo la salvaguardia della salute dei lucani e dell’ambiente, vanno ben al di là dei confini regionali.

Per questo è bene chiarire, per evitare che ci si avventuri in questioni meramente teoriche e non realistiche, che ci troviamo nelle particolari condizioni di dover discutere nella sede del Consiglio regionale della Basilicata di una emergenza energetica che ha colpito, per dinamiche internazionali complicate, l’intera Europa. La Basilicata, pur con i suoi giacimenti e la sua centralità strategica, in questa partita rischia di essere bypassata per questioni che superano anche i singoli Stati nazionali. Quello a cui siamo chiamati come legislatori regionali è fare il massimo per alleviare con i nostri mezzi e le nostre possibilità il rincaro della bolletta energetica che sta mettendo in ginocchio centinaia di famiglie e decine di aziende. Da parte nostra dobbiamo tentare di guardare oltre con scelte anche coraggiose per tenere insieme gli obiettivi e le strategie di contenimento delle emissioni e quindi di transizione energetica nel pieno di una crisi di approvvigionamento che obbliga il Governo nazionale da una parte a intervenire con provvedimenti tampone sui costi per famiglie ed imprese e dall’altro ad accelerare per il raddoppio nei tempi più stretti possibili del gas estratto in Italia e il sollievo economico alle famiglie e alle imprese lucane con interventi anche di carattere regionale.

Certo è importante discutere anche politicamente, e sono certo che lo faremo, ma credo che i problemi che abbiamo di fronte sono di straordinaria complessità e non si risolveranno se non chiamando a raccolta per cercare soluzioni innovative e solidali le stesse compagnie estrattive e i centri di ricerca che pure operano in Basilicata. Condizione primaria in ogni caso è liberarsi dal principio delle pur comprensibili tentazioni di fare ‘caciara’. Rischieremmo di essere superati nelle decisioni da ‘motivi di interesse nazionale’ sui quali ci sarebbe poco da recriminare e sindacare. Tanto più, se malauguratamente, e come purtroppo tutto lascia presagire, davvero l’Europa dovesse trovarsi nel pieno di una guerra che avrebbe, come è noto, ripercussioni dirette anche sulle forniture di gas della Russia che diventerebbe nostro ‘nemico’.

Per questo, lo dico prima a me stesso, non serve abbandonarsi alle polemiche anche rispetto alla recente approvazione del Pitesai per alimentare una discussione tutta ideologica sui rischi per la nostra Regione di dover contribuire più di quanto già non faccia alla produzione nazionale di gas. Anche perché va chiarito che il Pitesai, almeno nell’immediato e per quel che più direttamente ci riguarda, non riapre la corsa a nuovi permessi di prospezione e ricerca di petrolio.

Quello che va approfondito è tutta la questione del gas lucano. In questi giorni ho letto molte posizioni valide tra cui quella dell’ex direttore generale della Regione, Donato Viggiano che ho condiviso soprattutto nella parte in cui focalizza il problema: nonostante la crisi energetica, che in qualche maniera era prevedibile da anni, manca una bozza di vera politica energetica che vada oltre ‘lo sloganismo di giornata’. Sono d’accordo che evitare di affrontare i problemi trincerandosi dietro slogan a tutto serve tranne che a risolvere i problemi. Magari li rinvia ma prima o poi ce li troviamo sul tavolo ancora più grandi. E questo è il caso.

Anche sul gas lucano ne ho sentite tante: quello che è certo è che il gas estratto in Basilicata (il 37 per cento di quello totale estratto in Italia) è gas associato e, quindi, solo un aumento della produzione di petrolio potrebbe contribuire ad aumentare la produzione di gas. Il punto però è che la crisi energetica che viviamo e i suoi intrecci internazionali, nel mentre vengono ridiscusse le strategie per la transizione energetica, stanno mettono a nudo la vulnerabilità del nostro Paese e anche del rapporto tra Regioni e Stato. Perché nessuna Regione può tirarsi fuori dalla responsabilità di contribuire a raddoppiare l’estrazione di gas per diminuire non tanto e nell’immediato il costo di gas ed elettricità ma per far fronte alla risposta di energia di un Paese che deve continuare a produrre e garantire servizi. Certo possiamo con molte ragioni dire: noi la nostra parte l’abbiamo fatta non da oggi e continuiamo a farla. Credo però sia giunta l’ora di metterci alle spalle un passato fatto di retorica, per quanto ci riguarda, sulla Basilicata terra di conquista, depredata delle sue risorse, in perenne debito con lo Stato centrale e così via. Probabilmente si poteva e doveva ottenere di più e sicuramente si dovevano utilizzare le risorse ottenute in maniera più virtuosa, ma è anche altrettanto vero che tanti soldi sono arrivati e oggi la Basilicata si trova nella invidiabile posizione di poter disporre di risorse per il futuro che, se ben gestite, possono incidere notevolmente sul futuro della nostra Regione. Come è tutto da vedere ma sicuramente bisogna puntare a fare sviluppo reale e non eccedere in spese correnti e in misure tampone che servono oggi ma non lasciano nulla per domani.

Credo anche e in sintesi che proprio per il contributo che abbiamo dato e stiamo dando per allentare la morsa della dipendenza energetica del Paese siamo nelle condizioni, oggi come non mai, di chiedere allo Stato di aver garanzie nell’immediato per la difesa dei grandi asset strategici a partire da Stellantis e dalle altre grandi aziende presenti in Basilicata. In soldoni: le varie posizioni sull’elettrico presenti in chi fa mercato sulle auto non possono avere come conseguenza un ridimensionamento dei livelli produttivi a Melfi. Insomma essere produttori di energia deve immunizzare la Basilicata da scelte danneggianti. Una condizione indispensabile.

In tutto questo ovviamente siamo chiamati, quando si discute di come utilizzare il gas messo a disposizione dagli accordi con Eni e Total, ad essere molto attenti, nonostante l’urgenza di provvedimenti immediati, a non perdere di vista la necessità di innestare con scelte oculate e lungimiranti processi virtuosi nell’ottica della transizione energetica e non semplicemente per sanare conti pubblici che non tornano. C’è infine poi tutta la partita delle rinnovabili e cioè dall’idrogeno alla importante produzione di biometano da affiancare all’aumento delle estrazioni attuali velocizzando gli iter autorizzativo. Tutti ragionamenti da affrontare in fretta ma con la consapevolezza che dobbiamo avere un approccio maturo e in qualche maniera anche pragmatico.

 

 


 



 

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